martedì 9 settembre 2008

Selinunte, gli Alberghi e le Tartarughe

Due alberghi di Selinunte sono stati denunciati dalla Provincia di Trapani per aver impiantato stabilmente sulla spiaggia della riserva orientata della foce del fiume Belice, 90 ombrelloni (e non 35 come è stato scritto) e 180 sdraio, delimitando il tratto di spiaggia con una cordicella.
Il sindaco, fondatore della cittadella della legalità sorta in terreni confiscati alla mafia, si è indignato e ha organizzato una manifestazione di solidarietà nei confronti… degli abusivi, contro “la cieca applicazione della legalità”!

“E’ ora di piantarli” è il titolo della manifestazione di domenica scorsa alla quale il primo cittadino ha invitato a partecipare dipendenti comunali (con una comunicazione scritta a tutti i dirigenti) e cittadini per riunirsi sulla spiaggia della riserva e piantare un ombrellone, come simbolo di dissenso.
I giorni passano, “la polemica monta”, chi è col sindaco è favorevole, i comunisti di rifondazione sono contrari, così come il WWF e Legambiente. Più incerta invece la posizione dei diversamente concordi del Pd.
Certo, trovare delle risposte è difficile, soprattutto quando non è ancora chiaro quali siano le domande.
Per esempio, il turista è innamorato delle tartarughe marine e vuole scoprirne tutti gli affascinanti segreti, oppure ha scelto quel dato albergo perché gli garantisce una semplice spiaggia dove fare il bagno?
L’albergatore è davvero vittima di una legalità cieca, oppure già in fase progettuale è stato oggetto di promesse difficili da mantenere?
L’ente Provincia che gestisce la riserva ha a cuore la flora e la fauna del luogo o si pone come semplice ufficio concessioni con cui “dialogare” secondo le proprie condizioni?
Interessano a qualcuno le tartarughe “caretta caretta” che, proprio nel periodo estivo, attraversano la spiaggia per deporre 200 uova a 50 metri di distanza dalla battigia?
Qualcuno si è mai sognato di delimitarne i nidi, come si fa in alcune spiagge della costa ionica?
E infine: il Comune di Castelvetrano vuole gestire autonomamente la riserva per valorizzarne le bellezze naturali migliorandone la pulizia (ancor prima della fruizione), oppure vuole disporre di spazi già promessi agli alberghi?

Se non ha le corrette informazioni, la gente fa fatica a capirci qualcosa.
Sull’argomento, il Giornale di Sicilia ha sfornato otto articoli in dieci giorni, ma nessuno dice che gli alberghi in questione sono Il “Grande Hotel Selinunte” e il “Costanza Beach”. Non era difficile, basta andare su Booking.com e leggiamo: Grande Hotel Selinunte, questo moderno hotel dispone di tutti i comfort, tra i quali si annovera anche una spiaggia privata all'interno della riserva naturale del Belice. Oppure: Costanza Beach Club, a circa 5 minuti di navetta (effettuata con un trenino) ed una breve passeggiata a piedi attraverso la tipica vegetazione della foce del Belice, si raggiunge la lunga e meravigliosa spiaggia di sabbia attrezzata con ombrelloni e lettini (servizio gratuito).

Nel prestigioso quotidiano dell’8 settembre Alfredo Finotti, a fianco al sindaco nella manifestazione di domenica scorsa, viene presentato come presidente del Consorzio per la legalità. Verissimo, ma viene tralasciato che l’ex segretario comunale, attraverso il figlio, ha una quota di proprietà del Grande Hotel Selinunte. Non c’è niente di male, ma se il giornale lo omette volutamente e il cittadino lo viene a sapere al bar, magari può malignare.
Stessa cosa per Antonio Mangia, presentato come imprenditore turistico preoccupato del futuro occupazionale dei giovani. Certo, ma è anche amministratore unico della Immobiliare Isel S.r.l. che fa capo proprio al Costanza Beach hotel. Se questa cosa la vieni a sapere in ufficio, ti verrà spontaneo malignarci sopra. Anche lui poveretto, già si ritrova un cognome che è tutto un programma…
Giuseppe Gandolfo invece è il presidente del consorzio turistico. Niente di più vero. Però, attraverso la Deca CED, gemella della Deca Consulting, ha una quota proprietaria nella Trinacria srl, società madre del Grande Hotel Selinunte. Anche qui niente di male per carità, ma perché venirlo a sapere da tutti tranne che dal giornale?
Infine Giovanni Cascio, amministratore unico della Trinacria srl, non viene mai nominato, anche se fotografato in gruppo tra coloro che hanno partecipato alla manifestazione.

Insomma, in presenza di informazioni monche, il cittadino potrebbe affidarsi alle cosiddette voci di paese e disorientarsi. Mentre le persone in questione potrebbero perdere la propria credibilità.
Se invece le informazioni venissero date complete, la maldicenza si ridurrebbe di un bel po’ e tutto rimarrebbe alla luce del sole.
O anche lì si ha bisogno di un ombrellone?



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