martedì 9 ottobre 2007

Pausa di riflessione

E' da tanto che non pubblico alcun post sul blog della Republic.
Ho pensato a molte cose in questo lasso di tempo. Mastella e De Magistris, Prodi e le Primarie, la Calabria ed i ragazzi di "Adesso Ammazzateci Tutti", quelli di Palermo di "Addio Pizzo", gli inetti della RAI e l'accusato Anno Zero di Santoro, l'Italia dei volponi e dei pregiudicati in Parlamento...la notte ho anche gli incubi.

Il dado è tratto. Cosa dobbiamo insegnare ai nostri figli? Di quali valori deve essere permeata la società in cui vivranno? Che futuro gli si prospetta?
Ve lo chiedete ogni tanto o no?

E allora comincio a rapportare Marinella di Selinunte con Castelvetrano, Castelvetrano con Trapani, Trapani con la Regione Sicilia e questa con lo Stato.
Si cari signori siamo tutti nella stessa barca chiamata Italia, tra la bufera, senza bussola ne comandante, in mano agli ammutinati del Bounty che si sono impossessati del nostro destino abbuffandosi a spese del popolo, di tutto e di tutti in un intreccio di potere, soldi, organizzazioni malavitose, politica e sfruttamento. E allora?

C'è chi paventa il ritorno del terrorismo degli anni di piombo, chi ci insulta di populismo, di antipolitica e d'ignoranza e chi come Mastella da New York ci manda affanculo chiamandoci stronzi.
Ma la Sicilia è diversa.
Paragonabile solo alla Calabria in un tacito consenso cittadino che, almeno dalle nostre parti, sfocia in "lamentelismo cronico", tante parole e poca action, servilismo e clientelismo, amici e l'amici di l'amici in un intreccio fitto dove chi merita e non ha "contatti" resta indietro e gli inetti mandano avanti la Res Pubblica parlando poi di "Fuga di Cervelli"...e allora?

Le persone hanno perso la fiducia e si sono abituate alla situazione in cui vivono, rassegnate e disperate perchè non hanno capito (alcuni invece hanno capito benissimo) che sono loro, siamo noi il vero potere attraverso il nostro diritto di voto!
I cittadini sono alla base del sistema politico e col suffragio universale viene eletto l'organo legislativo di uno Stato, di una Regione, di una Provincia e dei Comuni. La politica si fa dal basso TUTTI dovremmo conoscere come funzionano le istituzioni ed i regolamenti che la costituiscono.
Il voto è sacro. E' immorale scambiarlo, donarlo, venderlo, acquistarlo, regalarlo, buttarlo.
E' l'unico strumento con cui il cittadino esercita la sua sovranità!!! Ricordiamocelo la prossima volta, cominciamo dal basso a fare politica.
Le liste civiche sono un ottimo esempio di politica dal basso.

In molte città Italiane come ad esempio quella di Torino è partita l'operazione "Fiato sul Collo" che consiste nel partecipare alla vita politica della città assistendo alle sedute del consiglio comunale ed alle sedute permanenti circoscrizionali.
Allora che aspettiamo? Quanti siamo?
Ho inserito un sistema di voto a sinistra del Blog dove puoi scegliere:
  1. Si, voglio fare la mia parte.
  2. No, mi va bene così com'è.
A chi vota Si, sarà richiesta un'e-mail di contatto per organizzare la prima visita in assemblea comunale ed anche se si desidera fare parte della futura associazione The People's Republic of Selinunte per partecipare attivamente alle varie iniziative che democraticamente saranno decise e portate avanti ed a termine.
E che sia la volta buona.

2 commenti:

Joe Maiolino ha detto...

Spiacente, il sondaggio si è chiuso Martedì 16 Ottobre 2007.

Anonimo ha detto...

Intervista rilasciata dal Procuratore Nazionale Antimafia, Pietro Grasso, a Radio Radicale il 18 gennaio scorso, dopo la sentenza Cuffaro.

Procuratore, la sentenza ha confermato un contesto, anche se non c’è il famoso comma 9 a carico di Cuffaro avete visto giusto…
“Tutti i fatti e i comportamenti sono stati ritenuti assolutamente provati, è stata riconosciuta una rete informatica creata in maniera occulta per far conoscere le indagini della Procura di Palermo e, in particolare, talune riferentesi alla cattura del latitante Provenzano. Sono stati accertati anche i rapporti tra amministrazione regionale e sanità convenzionata siciliana, nella quale erano stati fra l’altro investiti dei capitali dei mafiosi. Infine, il tribunale ha confiscato un patrimonio stimato in circa mille miliardi di vecchie lire, di cui cento miliardi trovati nella liquidità dei conti correnti bancari delle imprese di Aiello. Penso che si sia fatto qualcosa di positivo se l’amministrazione giudiziaria, che frattanto è intervenuta su queste imprese, ha fatto risparmiare alle casse pubbliche della sanità regionale qualcosa come il 70% in relazione alle minori tariffe che venivano pagate per la cura oncologica dei tumori. Tutti questi sono dei risultati senz’altro positivi”.
Uno degli attori principali del processo, oltre all’imputato eccellente Cuffaro, era Michele Aiello, definito il principe delle cliniche, ritenuto prestanome di Provenzano. Lui ha contribuito a quella rete di copertura che poi ha dato anche il titolo giornalistico a questo processo. Il Procuratore Aggiunto Pignatone nella requisitoria ha fatto riferimento ai danni procurati dall’azione delle talpe….
“Noi pensavamo di essere sempre vicini ad un risultato e ce lo vedevamo sfuggire di mano senza capire come finchè l’intuizione giusta c’è stata e sono state riscontrate certe attività e certi comportamenti. E, naturalmente, per arrivare poi al risultato finale si è dovuti passare da questo momento assolutamente drammatico perché si è dovuto colpire anche parte delle istituzioni coinvolte, rappresentanti delle istituzioni.

Comunque, al di là delle valutazioni, certamente è stato provato il favoreggiamento da parte del Presidente della Regione, Totò Cuffaro, di singoli mafiosi perché c’è stata una condanna, il cosiddetto comma 2, quindi il favoreggiamento aggravato dal fatto di aver favorito degli associati e questi sono più di uno perché sarebbero Guttadauro, il boss di Brancaccio, il medico Aragona, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, Vincenzo Greco, condannato in passato anche lui per associazione mafiosa, Aiello, condannato con questa sentenza per 416 bis per appartenenza piena. Il problema, quindi, è solamente giuridico cioè in tutta questa attività non è stata ritenuta integrale l’aggravante di aver agevolato l’associazione mafiosa Cosa Nostra nel suo complesso. Quindi, si può dire che non è stato provato di condividere i fini, i comportamenti o le attività, le altre attività. E questo è un problema che pone un grosso vulnus alla repressione, soprattutto dei rapporti esterni di Cosa Nostra con le fasce sociali che spesso danno forza all’organizzazione, perché tante cose Cosa Nostra non le potrebbe realizzare senza l’apporto di imprenditori, senza l’apporto di tecnici, di professionisti, di consulenti finanziari per il riciclaggio del denaro all’estero”.
Quella famosa “zona grigia” a cui lei ha fatto riferimento in questi anni.
“Quella “zona grigia” o “borghesia mafiosa” di cui abbiamo sempre parlato. A questo punto pare che l’unico reato che si può utilizzare per questo è il reato di favoreggiamento aggravato dal secondo comma. Questo è l’insegnamento che bisogna trarre. Noi naturalmente, come penso i colleghi della Procura, non siamo d’accordo sotto questo profilo tant’è che si sottoporrà ad un ulteriore verifica sia in appello sia penso in Cassazione per vedere se questa tesi tecnico-giuridica può essere sostenuta fino in fondo. Per il resto, mi pare che comunque la riprova della bontà della scelta iniziale, sotto il profilo dell’incriminazione, è data dalla cartina di tornasole di Riolo, il carabiniere che metteva le microspie e poi informava sulle indagini fatte, con comportamenti assolutamente ripetuti e con una piena consapevolezza di chi si aiutava. Ebbene, anche questo reato che è stato contestato (110 e 416bis) è stato derubricato dal tribunale in favoreggiamento aggravato dal secondo comma. Anche per lui non è stata ritenuta l’aggravante di aver favorito l’intera Cosa Nostra.
Su questo gioco dei commi, il Presidente della Regione ha sempre dato questa impostazione: se c’è il comma 7 io mi dimetto, se non c’è non mi dimetto. Certo verrebbe da dire non hai contemplato il comma 2 però tolto questo, visto il contesto cioè i legami, la storia delle cliniche di Aiello, le tariffe che si volevano duplicare se non quadruplicare. Insomma, un contesto pesante dal punto della condotta criminale. Ma che vuol dire “se non c’è il comma 7 non mi dimetto, se c’è si” cioè o è tutto mafia o niente? È anche un dato un po’ culturale o no?
“Guardi, io mi limito a fare interpretazioni e valutazioni tecnico-giuridiche…”
Si, però poi lui ha giocato pure sugli aspetti tecnici.
“Ma queste sono valutazioni poi politiche e naturalmente i fatti comunque sono questi. Noi spesso abbiamo detto che dove non arriva la responsabilità penale, se il fatto è provato, può essere oggetto di responsabilità politica. E se la politica non ritiene di assumere queste valutazioni come responsabilità, continuando ad agire nell’ambito della politica, poi saranno i cittadini eventualmente, con il loro consenso, in un Paese democratico, a valutare questi comportamenti”.
L’Ufficio della Procura di Palermo è stato attraversato da due filosofie sull’ipotesi di reato a carico di Cuffaro. Se ne è parlato fino alla discussione finale, quando un Procuratore Aggiunto mentre uno dei Sostituti Procuratori teneva la requisitoria ha detto: “La linea del favoreggiamento aggravato non rispecchia la linea dell’Ufficio che è per il concorso esterno in associazione mafiosa”. Lei invece ha scelto il favoreggiamento aggravato e se avesse portato sul banco degli imputati Cuffaro con l’accusa di 100 e 416bis, ovvero il concorso esterno, sarebbe andata in questo modo?
“Io penso che, come ho già detto, la cartina di tornasole è data dall’imputazione che è stata fatta a Riolo. Secondo me, è proprio quello che lascia intravedere come anche quella soluzione avrebbe portato sempre a questa conseguenza per le valutazioni di questi giudici che, peraltro, hanno fatto delle cose egregie sotto il profilo della brevità di un dibattimento così complesso perché 150 udienze, 500 persone sentite. Lo sforzo è stato notevole. Quindi, aldilà delle valutazioni del merito, bisogna dare atto al collegio giudicante che ha fatto il massimo sotto il profilo della celerità”.
Senta io non dico che gli Uffici della Procura come dire, debbano essere un po’ come le war cabinet di Winston Churchill dove si decidono le strategie molto capziose, misurate, però una cosa gliela chiedo: “Ma è possibile che lei abbia scelto il favoreggiamento aggravato anche perché non c’è poi una giurisprudenza della Cassazione sul reato?”.
“No, le voglio dire il contrario che quando abbiamo scelto c’era già una giurisprudenza…”
Ma non è quella del concorso esterno…
“Si, ma secondo le nostre valutazioni poi ci sono state sentenze successive, come la sentenza Mannino, che hanno reso ancora più difficile contestare e avere elementi per potere arrivare alla responsabilità per concorso esterno. Quindi, con rispetto alle valutazioni iniziali il contesto giurisprudenziale è stato aggravato da ulteriori pronunce della Corte di Cassazione a Sezioni Unite”.
Che segnale arriva da questa sentenza all’associazione Cosa Nostra?
“E’ certamente un segnale in cui l’associazione, intesa come un’entità, può pensare che si può favorire qualcuno dei componenti ma non si favorisce tutta quanta l’organizzazione e, quindi, può continuare così visto che certi rapporti, diciamo certe relazioni forse si continueranno a mantenere. Ma questo è un problema diverso”.