Templi e mura di antiche pietre
conosco il mio amore.
Il vento dei canneti e il dolce selino
corrono su strade di silenzio.
Sento che la primavera rinnova i fiori di campo
e negli anfratti profumano ginestre.
Domani non ci sarò a raccogliere la tristezza del tempo gli dei volti d'ulivo
il fumo asprigno dell'osteria dove si incontrano marinai e frenetici gabbiani.
Addio fresche onde del mare e seno d'umile madre;
le fanciulle d'amare al porticciolo.
Errabondo mi fa la vita come delfini che saltano le reti,
i segni dello zodiaco misterioso oltre le dune assolate le colline.
Si cercava una volta l'agile corsa
l'allegria in faccia alle colonne
i propilei che ridono al mare.
Addio, libertà e spiaggie fiorite
del canto e di more, ora lo scavo delle ruspe
m'angosciano i bunker di cemento.
Gianni Diecidue
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